La metropoli. Giornate di Studio. Considerazioni sulla 3a edizione

23 Aprile 2013

La metropoli. Giornate di Studio. Considerazioni sulla 3a edizione

Le Giornate di Studio sull’Immagine Documentaria hanno avuto quest’anno il filo conduttore della “visione della metropoli” nell’ambito delle arti visive contemporanee. Questo tema sta sempre più diffondendosi come territorio di ricerca espressiva nell’ambito della fotografia, del cinema e della videoarte e si configura come elemento in grado di stimolare il dibattito culturale e artistico, anche in considerazione dell’evoluzione, sempre più inquietante, che questo “concetto” avrà nei prossimi decenni.

Nella prima giornata della manifestazione, attraverso l’ausilio dello studio messo in atto da diverso tempo da Maurizio G. De Bonis, si è proceduto, nell’ambito del seminario previsto, a una ricognizione molto ampia sui metodi che artisti, fotografi e cineasti hanno utilizzato per raffigurare la metropoli nella sua gigantesca e ambigua complessità.
Il materiale cinematografico raccolto, da film di fantascienza come Io sono leggenda di Francis Lawrence a opere d’autore come Due o tre cose che so di lei di Jean-Luc Godard, da documentari poetici come Tokio-Ga di Wim Wenders a capolavori del cinema russo come Solaris di Andrej Tarkovskij, ha permesso di effettuare un percorso che ha dimostrato come la raffigurazione della metropoli sia caratterizzata in primo luogo da un approccio di tipo fortemente metaforico e allusivo.
Nell’ambito dei lavori fotografici selezionati, da quelli di Stephen Shore a quelli di Joel Sternfeld, da Philip-LorcadiCorcia a Nobuyoshi Araki, fino a Michael Wolf e all’all’italiano Francesco Jodice, è emerso invece un quadro creativo particolarmente concentrato sulla questione dell’alienazione umana e sulla presa di coscienza riguardo l’assoluta uniformità dell’impianto “scenografico-architettonico” delle città moderne, sempre più cloni che si autoriproducono replicando un sistema urbanistico privo di immaginazione, umanità e armonia.

La struttura del seminario ha permesso, dunque, di rintracciare le linee espressive che hanno dominato negli ultimi anni nel settore preso in esame e di constatare come le teorie di economisti e sociologi sul futuro prossimo delle megalopoli mondiali siano ormai sempre più tangibili e prefigurino un sistema internazionale di autentiche città-stato autonome, costituite per élite mondiali che vivranno una condizione esistenziale sovra-nazionale e separata dai ceti sociali “normali”.

Nella seconda giornata si è svolto invece l’incontro-dibattito con il regista Fabrizio Ferraro che con i suoi film Je suis Simone, Piano sul Pianeta, Penultimo Paesaggio e Quattro notti di uno straniero ha delineato una modalità alternativa della raffigurazione cinematografica della città. Le lunghe inquadrature utilizzate, i silenzi e le improvvise irruzioni del “suono-musica”, l’anti-recitazione dei protagonisti vanno a costituire un’architettura espressiva essenzialmente basata sul concetto di cinema ottico e difilm privo di azione e psicologia. Ne è emerso un rinnovato dialogo tra figura umana e città, in una dimensione priva di luoghi comuni e libera dal concetto limitante di significato e dalla frustrante ossessione della narrazione romanzesca.
Durante l’incontro, Fabrizio Ferraro ha dialogato con Maurizio G. De Bonis e la fotografa Orith Youdovich, anche grazie agli stimoli apportati dalla critica fotografica Annarita Curcio. In particolar modo, è stata l’occasione per comparare il film di Ferraro Piano sul pianeta con il lavoro fotografico di Orith Youdovich Il vento quieto del mattino. I due autori, infatti, hanno condiviso (seppur in periodi diversi) il medesimo territorio creativo nell’ambito della città di Roma: gli spazi dell’ex manicomio Santa Maria della Pietà. È emerso da questo confronto, che potremmo definire mentale più che artistico, una vicinanza umana tra il regista romano e la fotografa israeliana sul tema degli universi concentrazionari nell’ambito della società moderna, pur nelle ovvie differenze linguistiche e di ricerca estetica.

Gli esiti delle Giornate di Studio sull’Immagine Documentaria 2013 sono stati di estremo interesse e hanno dimostrato come la questione tragica e irrisolta del sistema attuale di vita, basato sui mega agglomerati urbani, sia al centro dell’immaginario di numerosi artisti visivi dei nostri anni, i quali hanno finito per trovare un unico spazio di dialogo pur operando in luoghi e periodi differenti e pur partendo da punti di vista apparentemente molto divergenti. L’aspetto che li unisce maggiormente è la loro attenzione per il “mindscape” ovvero per quell’elemento che riguarda lo spirito tipico di ogni metropoli, concetto quest’ultimo che spesso tende a manifestarsi in modo sempre più uniforme quando gli autori dirigono il loro sguardo verso i margini delle città, luoghi quasi sempre senza forma, alienanti e privi di un reale strutturazione basata sulla dimensione umana.
Ciò che rimane è solo l’ossessione percettiva generata dalla città, un caleidoscopio di segni e impulsi cromatici che si autorappresenta in un vortice erotizzante agli occhi del cittadino moderno.

© Punto di Svista 04/2013

1 Giovedì 18 aprile 2013. Prima giornata. La metropoli come metafora, tra fotografia e cinema.
Seminario condotto da Maurizio G. De Bonis (critico cinematografico e delle arti visive e direttore di CultFrame – Arti Visive)

2 Venerdì 19 aprile 2013. Seconda giornata. L’immagine della città, tra narrazione ottica e sguardo mentale.
Incontro con il regista e documentarista Fabrizio Ferraro con interventi di Orith Youdovich (fotografa), Annarita Curcio (critica fotografica) e Maurizio G. De Bonis


LINK
BOUDU. I film di Fabrizio Ferraro
FACEBOOK. La pagina Orith Youdovich Photography
Officine Fotografiche Roma

INFORMAZIONI
Le Giornate di Studio sull’Immagine Documentaria a cura di Punto di Svista hanno avuto luogo giovedì 18 e venerdì 19 aprile 2013 presso Officine Fotografiche Roma – Via Giuseppe Libetta 1